16 marzo 2017

Come la fisica dei quanti ha influenzato la psicologia


Quando avviene una nuova scoperta scientifica è assai difficile che gli altri campi del sapere non ne siano influenzati. Per esempio non tutti sanno che gli studi sulla genetica e sulla biologia in generale hanno scardinato i vecchi paradigma meccanicistici e riduzionistici per lasciare spazio anche a una nuova concezione più olistica, ossia una visione del mondo che non va a osservare il dettaglio ma l'insieme delle cose come un "tutto organico". Perciò non possiamo affatto affermare che certi poteri forti limitano il progresso della scienza e della ricerca visto che esempi come questo dimostrano esattamente il contrario. Però bisogna ammettere che il passaggio da un paradigma all'altro viene effettuato molto lentamente perché esiste una chiaro effetto psicologico che spinge a conservare le idee che ormai sono divenute familiari. Sia ben chiaro che esisteranno anche degli ambiti della ricerca che sono ostacolati da certi poteri forti: per esempio gli studi sugli effetti degli OGM spesso costano il licenziamento dello scienziato e l'insabbiamento delle scoperte. Ma questo non ci autorizza a fare di tutta l'erba un fascio: i libri di scienza sono riscritti costantemente e non sempre ci sono interessi delle multinazionali in gioco. 

Anche la fisica dei quanti ha scombussolato molto la nostra concezione della realtà ed era ovvio che anche la psicologia doveva prenderne atto. Infatti è anche attraverso la conoscenza di nuovi assunti scientifici che sono nati i nuovi approcci teorici della psicologia moderna: oltre alla famosa psicoanalisi che sonda il passato dell'individuo, esistono tantissime altre modalità di analisi che non tengono conto del passato dell'individuo e che sono naturalmente influenzate dalla fisica dei quanti. Basti pensare all'approccio sistemico strategico, giusto per citare un caso. 

Ma vediamo in sintesi cosa è cambiato. Una delle più famose scoperte della fisica delle particelle riguarda il principio di indeterminazione di Heisenberg da cui poi è stato estratto il famosissimo concetto dell'osservatore che influenza l'osservato. 
Questo principio applicato alla psicologia, ovviamente non conserva lo stesso senso che aveva nella fisica. Si riferisce semplicemente al atto che il terapeuta, mentre parla, modifica il comportamento del suo paziente. Apparentemente si tratta di qualcosa di banale, ma a pensarci bene prima di allora si poneva attenzione solo al paziente e non al rapporto tra medico e paziente e a come l'uno influenza l'altro, e come si influenzano vicendevolmente. Il che ha permesso di considerare medico e paziente non più come entità separate, ma come elementi congiunti di uno stesso sistema.

A tal proposito, anche la teoria della relatività ha portato il suo contributo alla psicologia: quel che ne è emerso è che non esiste alcuna posizione privilegiata. Se ci pensate bene, questo principio assume importanza capitale per il terapeuta che non è più colui il quale ha il potere di leggere e scoprire i fatti, ma ha semplicemente la capacità di interpretarli, che nessuno ha la verità in mano e che non necessariamente bisogna remare in direzione del cambiamento del paziente. 

Il che ha messo in evidenza la questione dell'umiltà. Perciò sono state abbandonate le idee sull'ego poiché nessuno ha il diritto di giudicare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che è sano da ciò che è patologico, se in effetti questo non crea una serio problema nella quotidianità del paziente. Ecco: queste sono solo, in sintesi, alcuni dei grandi cambiamenti avvenuti nella storia della psicologia: Freud, Jung, certamente hanno dato il loro contributo fondamentale; ma bisogna accettare pure il fatto che la psicologia si è evoluta ancora e persino il concetto di inconscio ha subito notevoli trasformazioni: non più sede delle pulsioni, ma luogo di tutte le cose accumulate con l'autoapprendimento. Insomma: tutta la scienza è sempre in movimento e in trasformazione.