17 febbraio 2018

Prima di sparare pensa


Prima di sparare pensa, ovvero:  interpretare i fatti senza farsi condizionare dai pregiudizi. 

Un anonimo, nel mio post precedente ha lasciato un commento dove si chiede come mai io abbia denigrato la medicina dicendo che non è una scienza. Inoltre:
parlare di un caso di cronaca significa fare sciacallaggio?

Oggi parliamo di: SCIENZA ED ETICA


Ero indeciso se far passare il commento di quell'anonimo oppure no. Poi ho pensato che a me piace molto dare un insegnamento positivo, per ogni cosa che faccio. Perciò quel commento mi ha dato l'occasione per parlare di scienza e di etica secondo il mio punto di vista cosicché l'anonimo possa cominciare a comprendere i fatti dandogli un taglio interpretativo diverso. Se le mie risposte possono essere utili per allargare la sua mente e la mente di altri, allora non avrò sprecato il mio tempo.

Mi perdoniate se posso sembrare un po' saccente; ma lasciatemi spiegare. Ebbene sì, perché se l'anonimo dice che io sto denigrando la medicina, vuol dire che sta interpretando i fatti secondo il suo punto di vista, che non è assolutamente il mio. Per quale motivo dovrei denigrare la medicina dato che mio padre era un medico? Vediamo di capire perché mai dico che la medicina non è una scienza e se ciò equivale a una denigrazione.

Qualche mese fa ebbi modo di partecipare al festival delle neuroscienze. Tra i relatori c'era il dottor Enzo Soresi, luninare della scienza, che presentava il suo ultimo libro. Durante l'incontro più volte disse che la medicina non è una scienza. Voleva forse denigrare i suoi colleghi, la sua categoria, la sua formazione? Assolutamente no. Semplicemente si tratta di onestà e umiltà. Se si parla di scienza generalmente si pensa a qualcosa di affidabile al 100%. La medicina non è affidabile al 100%. E questo lo dicono i medici, non io. Lo dicono i fatti, non io. Esistono variabili umane tali che una terapia, a Tizio funziona e a Caio no. Perciò i test diventano validi su larga scala. Ciò che è statistico NON E' SCIENTIFICO. Scientifico è quel che funziona sempre e comunque, senza possibilità di errore, conoscendo le condizioni di partenza. Ora, in questo senso la medicina non è una scienza. Punto.

Il problema è che per scienza, più "elasticamente" si intende qualsiasi sapere che richiede l'applicazione del metodo scientifico. E perciò in tale categoria rientra la psicologia e potremmo far ricadere in essa anche l'astrologia se vogliamo essere ancora più elastici. Ma scienza non è. Si tratta semplicemente di onestà.
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La "mente daltonica"

Ecco: c'è chi la vede come una denigrazione e invece è onestà. La questione è che quando si parla di scienza automaticamente ci si sente autorizzati a dire che tutto ciò che non è scienza è cacca. Ma questa non è certo la mia intenzione e nemmeno ho una mentalità così chiusa. All'opposto, la medicina è la regina dei saperi (non delle scienze) per via della capacità ermeneutica, intepretativa, umana, che bisogna possedere per poterla praticare. Ci vuol qualcosa in più della semplice e fredda applicazione del metodo scientifico.

Quindi, dire che la medicina non è una scienza (esatta) non rappresenta alcuna denigrazione. Semmai è la presa di coscienza dei limiti di tale disciplina, nonché l'esaltazione della componente umana. Quando si parla di astrologia, però, i detrattori dicono che se non è una scienza allora è cacca. Ma se non lo è nemmeno la medicina, perché si pretende questo dall'astrolgia? Spero adesso abbiate capito il punto della questione. Ovviamente non possiamo paragonare la medicina all'astrologia perché la prima si avvale di un metodo di indagine oggettivo e la seconda, molto spesso no.

Ma siccome io seguo la filosofia di Dummet che vede il sapere disposto lungo un continuum che va dall'arte alla scienza, allora non pongo steccati e palizzate, confini netti, tra un sapere e l'altro. Perché se facessimo così allora autorizzeremmo certi signori a sentirsi superiori a chi non pratica saperi assolutamente scientifici. Questo sarebbe il vero denigrare. Ora, non mi aspetto che tutti condividano questa posizione; ma almeno spero che abbiate compreso che ho fatto l'esatto opposto di quel che sembra. 

Solo sciacalli?

Ora veniamo al secondo punto: la prima cosa che mi viene in mente sono quei giornalisti che vanno in Afganistan o in Siria per documentare quel che accade. Forse qualcuno pensa che non sognano di ricevere il premio Pulitzer? E cosa c'è di male? Se parlare di un certo argomento, anche scabroso, potesse servire per diffondere il proprio messaggio, e se questo messaggio permettesse di ottenere anche visibilità, cosa c'è di male? L'importante è che la visibilità non sia fine a se stessa: non ho certo bisogno di quella visibilità che si ottiene senza dare nulla in cambio! Mi sembra di aver dimostrato chiaramente il mio impegno in diverse direzioni: dal campo della previsione, al campo della storia dell'astrologia, al campo dell'astrologia psicologica etc. etc. Quel che offro è la mia competenza. Forse non sono il massimo; ma aspiro a diventarlo. Forse non lo sarò mai, ma almeno ci provo. Se questa competenza mi permettesse di raggiungere un pubblico sempre più vasto, cosa ci sarebbe di male? Certo, anzicché avere due o tre hater psicopatici ne avrei molti di più; ma questo è quel che accade a chi si espone ed è un rischio che sono disposto a correre se voglio divulgare le mie conoscenze.

Mi permettete un consiglio? Non lasciatevi suggestionare da voci e dicerie: ragionate sempre con la vostra testa e tenete la vostra mente sempre bene aperta perché giudicare senza capire non serve a niente. Insomma, non siate vittime del pregiudizio. Parafrasando Federico Moro, prima di sparare, pensa... 

Certe volte, la cosa che mi spaventa di più è chi vede il nero dove non c'è: è la "mente daltonica".

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NON DARE MAI A NESSUNO LA SODDISFAZIONE DI VEDERTI TRISTE.